da informa-azione e indymedia
http://www.informa-azione.info/roma_un_gesto_di_solidarieta
http://roma.indymedia.org/node/22568
Una settimana di rivolte all’interno di diversi lager di questo paese di merda…
Il 14 luglio a Torino i reclusi hanno appiccato il fuoco all’interno del C.I.E. di Corso Brunelleschi, causando diversi danni alla struttura.
La sera dello stesso giorno a Trapani è avvenuta un’evasione di massa: circa quaranta prigionieri su sessanta sono riusciti a fuggire.
Ieri, 17 luglio, a Gradisca dopo aver saputo che alcuni tunisini sarebbero stati rimpatriati, forti proteste dei reclusi accendevano un altro focolaio.
A poche ore di distanza, arrivata la notizia di quello che succedeva a Gradisca, i reclusi di via Corelli si sono riuniti in un’assemblea per poi salire sul tetto come forma di protesta; allo stesso tempo alcuni di loro hanno tentato la fuga e in tre ci sono riusciti.
La stessa sera a Roma, in uno dei luoghi più affollati per le attrazioni delle vetrine spettacolari che questa città riserva per l’estate, alcuni solidali hanno calato uno striscione con sopra scritto «DALLA PARTE DI CHI RIBELLA, CHIUDERE IL C.I.E.-LAGER DI PONTE GALERIA» e contemporaneamente lanciato tra i passanti dei volantini.
Il gesto è stato realizzato in solidarietà con i 7 immigrati che il 22 luglio saranno processati per aver partecipato alla rivolta scoppiata a Ponte Galeria il 13 giugno.
Libertà per tutti/e i/le reclusi nei lager di Stato
Di seguito il testo del volantino distribuito e un paio di foto
DALLA PARTE DI CHI SI RIBELLA,
PER CHIUDERE IL C.I.E.-LAGER DI PONTE GALERIA…
…E PER NON CHIUDERE GLI OCCHI DINANZI AL RAZZISMO CHE DILAGA
Passeggi, durante questa sera di estate inoltrata. Se ti guardi intorno è per dare un’occhiata alle bancarelle e alle attrazioni che questo posto ti riserva. All’improvviso la tua attenzione viene distolta da uno striscione illuminato da alcune torce e poco dopo ti ritrovi questo volantino tra le mani.
Ti starai chiedendo, forse, cosa si intende per "lager di Ponte Galeria" e perché, nel 2010, quella parola, lager, che ritenevi accantonata tra gli orrori della storia, riemerga nuovamente fuori: le atrocità commesse all’interno dei campi di concentramento sono infatti note a tutti e appaiono solo un triste ricordo del passato, vicende da relegare tra le pagine di un libro di storia, perché i governi "democratici" che sono succeduti alle dittature dicono di aver imparato la lezione: mai più razzismo. E invece…
In Italia, come del resto in tutta Europa, sono attive da diverso tempo una serie di leggi discriminatorie nei confronti degli immigrati: dapprima con l’istituzione dei CPT (Centri di permanenza temporanea) nel 1998 da parte del governo di centro-sinistra, in seguito con alcune norme varate nel "Pacchetto Sicurezza" nel 2009 dall’attuale governo di centro-destra che li ha trasformati in C.I.E. (Centri di identificazione ed espulsione), gli immigrati senza documenti in regola corrono il rischio di subire lunghi periodi di reclusione per poi essere deportati nei loro paesi d’origine.
I C.I.E., ex C.P.T., luoghi di detenzione amministrativa sottoposta all’autorità di polizia e quindi, da un punto di vista giuridico, propriamente equiparabili ai lager nazisti, sono parte integrante e costituente di un meccanismo perfettamente oliato che alimenta il circuito dello sfruttamento. Nei C.I.E. vengono rinchiusi gli immigrati senza il permesso di soggiorno, come anche persone che hanno richiesto l’asilo politico, che hanno lavoro e carte in regola ma con vecchi decreti di espulsione sulle spalle, che hanno finito di scontare una pena in carcere e donne, tante donne, in molti casi vittime della tratta. Gente che è sfuggita da guerre, persecuzioni, maltrattamenti e prostituzione. E fame. Guerre e fame che il capitalismo occidentale produce per continuare indisturbato a dominare e a razziare il mondo.
Resi clandestini per la sventura di arrivare da paesi disgraziati, sotto la minaccia costante e continua di essere internati e deportati, di venire fermati per strada, negli autobus, nei treni e trattati come bestie, di venire separati dagli affetti più cari, di finire nuovamente nelle grinfie di sfruttatori e "protettori" senza scrupoli, vivono in balia della malvagità di chi esegue gli ordini del potere.
Quotidianamente all’interno dei C.I.E. si consumano abusi e pestaggi da parte delle forze dell’ordine. Le necessarie cure mediche non vengono somministrate, ma si abbonda di psicofarmaci con cui "condire" il cibo, che tra l’altro è scadente e di pessima qualità. Le dosi d’acqua, anche di estate, sono razionate al minimo. Non sono mancati casi di stupro da parte di agenti di polizia. Alcune persone dentro quei lager hanno perso la vita.
Tutto questo, qui in Italia, paese "avanzato e democratico", continua ad avvenire nel silenzio e nell’indifferenza.
Dinanzi a questa situazione ribellarsi, piuttosto che subire passivamente, è ciò che sta accadendo da diverso tempo nei C.I.E. di tutta Italia: scioperi della fame, tentativi di fuga, atti di autolesionismo, danneggiamento delle strutture interne sono una diretta e inevitabile conseguenza al perpetuarsi della detenzione nei vari Centri di identificazione ed espulsione.
Per una rivolta avvenuta il 3 Giugno all’interno del C.I.E. di Ponte Galeria 9 immigrati sono stati imputati: 2 di loro sono stati prontamente espulsi e 7 verranno processati il 22 Luglio al Tribunale di Roma; nel frattempo dopo 3 mesi è ancora in corso il processo per 19 immigrati incolpati per un’altra rivolta scoppiata il 15 marzo. Queste denunce si vanno ad aggiungere alle innumerevoli manovre repressive dello Stato in cui vengono trascinati i migranti che osano ribellarsi.
In un sistema in cui la normalità sono i militari nelle strade, le assoluzioni degli assassini in divisa, lo sfruttamento dell’uomo e della terra a vantaggio dei soliti potenti, è naturale e umano che chi viene schiacciato si ribelli con ogni mezzo, con quello che in quel momento ha a disposizione.
Per tutto questo noi scegliamo di stare dalla parte di coloro che in tutti i lager di Italia e di Europa hanno il coraggio di ribellarsi e il 22 Luglio dalle ore 10 porteremo davanti al Tribunale di Piazzale Clodio la nostra solidarietà ai 7 immigrati attualmente sotto processo.
I CIE sono un lager per molti versi : condizioni disumane di permanenza, dipendenza dai carcerieri, sostanziale innocenza dei detenuti (la maggioranza non ha documenti).
La creazione dei CIE risponde alla logica della minaccia e del ricatto nei confronti delle persone migrate ma anche delle altre persone che hanno un lavoro dipendente o sono disoccupate. Il ricatto è : subite in silenzio lo sfruttamento e le minacce o finite nei CIE e se nei CIE non continuate a subire in silenzio vi rimandiamo indietro a subire di nuovo tutto il processo di asservimento, dalla partenza al trasporto allo stoccaggio.
Per condannare i CIE ancora una volta venerdi 8 marzo a Napoli alla Libreria 7 mari
si terrà un dibattito dal tema .
Hanno aderito fino ad ora : – Noi non siamo complici – federazione romanì – centro siciliano documentazione giuseppe impastato – terre libere – lucciole