15/07/10 Incontro sui percorsi di lotta contro le deportazioni

 

Giovedì 15 luglio a L38 Squat, dalle ore 20.00 cena e dalle 21.00 incontro sui percorsi di lotta contro la macchina delle deportazioni: un momento di confronto, di condivisione e di riflessione tra chi lotta contro i CIE e il sistema che li produce e un compagno di Stop-deportation (Londra).

  

Stop deportation è un network libero di collettivi e individualità che, in Inghilterra, organizza azioni e percorsi di lotta contro la deportazione forzata ed ha come obiettivo la lotta contro i voli charter di deportazioni di massa www.stopdeportation.net. Si è formato circa un anno e mezzo fa e nasce dall’esigenza di concentrarsi e di creare uno spazio dedicato soltanto contro la macchina infernale delle deportazioni. Ci sembra importante e fondamentale parlarne in Italia, che insieme ad altri stati quali la Spagna e la Grecia, traccia i confini geo-politici del sud della Fortezza Europa. Roma, infatti, viene sempre più spesso designata ultima tappa in Italia e, spesso per alcuni voli europei, del percorso che precede la deportazione forzata.

 

Abbiamo pensato di focalizzare la chiacchierata su tre punti in particolare:
 
1) La macchina delle deportazioni di massa e deportazioni individuali
 
2) Il ruolo della Frontex, soprattutto i cambiamenti che ci sono stati nell’ultimo anno.
 
3) Un racconto delle azioni e delle lotte che sono più riuscite in UK e in IT.
 
“Deportazione” e “Frontex” – l’agenzia per la gestione delle frontiere dell’Unione europea – sembra ormai un binomio imprescindibile.
 
La Frontex, direttamente finanziata dal consiglio d’Europa, è responsabile dell’intero sistema pan-europeo di controllo e sorveglianza dei confini esterni ed applica attraverso tecnologie sofisticate e milioni di euro a suo favore, la politica razzista dei vari stati europei.
 
La Frontex ha un ruolo sempre più forte per quanto riguarda l’organizzazione delle deportazioni. Infatti, dal 3 febbraio 2010 abbiamo assistito ad un cambiamento della gestione dei voli charter:  un’altra deportazione di massa verso la Nigeria, gestita questa volta dalla Frontex e finanziata direttamente dall’Unione Europea, piuttosto che dai singoli stati, come dagli accordi decisi dal summit europeo lo scorso anno.
 
Diversamente dai precedenti voli, a cui era stato dato il numero di codice PVT007 e PVT008, il numero di codice, dato ai voli dal 3 febbraio, è ‘JEUC’, che presumibilmente sta per ‘Joint EU Charter’ – Unione dei charter europei.
 
Guarda caso proprio la Nigeria, uno dei paesi di cruciale importanza per diverse questioni e che può essere utilizzata come lente per leggere le politiche di sopraffazione che l’Occidente attua: lo sfruttamento e la distruzione della terra delle multinazionali; senza dimenticarci che molte delle donne e degli uomini deportati/e sono vittime di tratta, violenza, torture, stupro, mutilazioni genitali, del conflitto armato e dell’oppressione di stato.   
 
Centinaia di nigeriani sono stati deportati con la forza da vari paesi europei negli ultimi anni. Nel 2009, ci sono stati 17 voli verso la Nigeria organizzati dalla Frontex che hanno deportato un totale di 849 fra uomini e donne dall’Austria, Italia, Irlanda, Gran Bretagna e altri paesi europei. La Gran Bretagna ha preso parte a Quattro di voli e organizzato due di questi (uno insieme con l’Irlanda). L’Italia ne ha molti all’attivo.
 
Mettere insieme informazioni, intensificare la comunicazione e confrontarci sembra diventata, quindi, una necessità.
 
Questo invito non ha, ovviamente, la pretesa di essere esauriente ma di dare spunti da portare il 15 all’incontro.
 
Sotto potete trovare anche il testo dell’appello che era stato fatto girare per la settimana contro le deportazioni organizzata dal 1-6 giugno, potrebbe essere una piattaforma su cui partire o da utilizzare.
 


 
Le deportazioni sono diventate una parte integrale del Regime europeo sull’immigrazione. Centinaia di rifugiati/e e di migranti sono forzatamente deportati/e ogni giorno per fare ciò che le persone hanno fatto per milioni di anni: emigrare alla ricerca di una vita migliore, fuggire dalla povertà, dalle persecuzioni, dagli abusi, dalle discriminazioni, dalla guerra, etc.
Il diritto di viaggiare e vivere dove si vuole è negato a tutti e tutte coloro che non sono bianchi/e, passaporto e conto in banca diversi. Queste persone sono trattate come ‘criminali’ e incarcerate in prigioni speciali che chiamano con vari eufemismi (centri di espulsione, centri di accoglienza e così via).
 
Gli abusi razzisti e sessisti e la violenza fisica, sessuale e psicologica esercitati dalla polizia che si occupa di immigrazione e dalle guardie private, sono istituzionalizzati e legittimati dall’uso della forza nelle operazioni di deportazione.
 
Dietro le deportazioni si nasconde un misto di razzismo, nazionalismo e imperialismo in un contesto di capitalismo globale: mentre il capitale e i cittadini/e dell’Unione Europea e degli altri Paesi del “primo mondo” sono liberi/e di viaggiare dove vogliono, le/gli altri/e dal lato sbagliato dei confini costruiti artificialmente, i cui paesi sono fatti a pezzi dai privilegi europei e dal capitalismo e dalle conquiste imperialiste, sono illegali, criminalizzati/e e impediti nell’esercizio dei diritti fondamentali. Semplicemente cessano di essere persone; diventano
“immigrati/e illegali”, “ che si trattengono oltre il “consentito” e “mancati richiedenti asilo” , di cui si può fare a meno quando non si ha più bisogno di sfruttare il loro lavoro o quando cercano di rivendicare i propri diritti. Come conseguenza, le lotte comuni e le comunità sono divise e prevale una cultura del sospetto e della sorveglianza.
 
Quando si emanano le ordinanze di espulsione, fa comodo dimenticare le cause dell’immigrazione. Le armi prodotte in Occidente e i conflitti armati, le guerre di aggressione alla ricerca di petrolio e di altre risorse naturali, i regimi repressivi appoggiati dai nostri democratici governi, i cambiamenti climatici e la sottrazione delle terre… tutto ciò può essere rintracciato all’interno delle nostre economie capitaliste, dello stile di vita consumistico e degli interessi imperialisti.
 
La lotta contro le deportazioni non è solo una singola campagna: si sceglie o si è forzati/e a migrare per varie ragioni.
 
Per far funzionare il sistema dei voli di deportazione, i governi europei appaltano ad una serie di privati o semi-privati il lavoro sporco che sarebbe toccato a loro. Le compagnie aeree sono un ingranaggio centrale della macchina delle deportazioni. Non solo sono una delle prime cause che contribuiscono alla morte del pianeta, ma molte compagnie aeree, nella loro
ricerca di profitto, sono ben liete di trasportare persone verso una possibile morte – sia con singoli individui, che in massa. Gli interessi dietro la macchina delle deportazioni includono altri tipi di opportunisti, quali le compagnie che provvedono al trasporto e all’accompagnamento
durante le deportazioni forzate e le compagnie di sicurezza delle multinazionali, come Serco e G4S, che gestiscono le prigioni per immigrati/e e portano avanti le deportazioni per conto delle autorità per l’immigrazione.
 
Inoltre, ci sono agenzie, agenzie inter-governative nell’ombra, che non devono rendere conto del proprio operato, come l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne (Frontex) e l’Organizzazione Internazionale per la migrazione (IOM), il cui ruolo è diventato sempre più influente negli ultimi anni e con le quali i governi europei cercano di portare avanti operazioni unitarie e coordinate. Questo non solo per risparmiare soldi, ma anche per mettere le deportazioni in mano ad enti europei e internazionali, che spingono la responsabilità su un altro livello al di là dei governi nazionali e delle autorità per l’immigrazione.
 
La Frontex ha recentemente assunto ulteriori poteri nell’ambito delle deportazioni di massa attraverso voli charter a nome dei governi europei, comprando attrezzature e sperimentando nuove tecnologie per il controllo dei confini dell’UE. Dopotutto, un super-stato, razzista e imperialista, come la Fortezza Europa ha bisogno di un esercito mercenario come Frontex per proteggere i propri confini artificiali.
 
Deportati e deportate, inclusi bambini/e, sono spesso ammanettati/e e accompagnati/e dalla sicurezza come pericolosi criminali (l’etichetta “criminale” è usata da chi è al potere). Ci sono state numerosi segnalazioni di maltrattamenti fisici e abusi razzisti e sessuali, che uomini e donne hanno subito da parte dalla polizia o dagli “accompagnatori” privati durante le deportazioni (sia individuali che di massa). La proposta di avere qualcuno/a che monitori i diritti umani sui voli per le deportazioni, come ha recentemente suggerito un membro della Commissione europea, può impedire alcune di queste pratiche ma può anche legittimare le
brutalità della deportazione stessa.
 
Sappiamo che resistere contro le deportazioni è un percorso continuo e non confinato ad alcuni giorni o a settimane di azioni: ogni giorno c’è chi cerca di attraversare i confini in condizioni pericolosissime. Scioperi della fame e le lotte nelle prigioni per immigrati, deportati/e e passeggeri/e consapevoli che si rifiutano di sedersi tranquillamente a bordo di un volo che altrimenti partirebbe senza che si noti nulla, comunità che si uniscono per difendere i loro membri; proteste regolari e azioni contro varie componenti della macchina delle deportazioni… molto altro ancora deve essere fatto, perché milioni di persone continuano ad essere forzatamente deportate ogni giorno.
 

STOP ALLE DEPORTAZIONI!


NO ALLA FORTEZZA EUROPA!


LIBERTÀ DI MOVIMENTO PER TUTTI E TUTTE!

 
Posted in Generale | Comments Off on 15/07/10 Incontro sui percorsi di lotta contro le deportazioni

Cie di Gradisca: autolesionismo e sciopero della fame

 
 
La mattina di mercoledì 7 luglio, nel Cie di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), un recluso si è provocato diverse ferite all’addome, per protesta contro le drammatiche ondizioni di vita all’interno di questo lager. Per gli stessi motivi gli altri reclusi nel corso della giornata hanno rifiutato il cibo.
 


 
Posted in Generale | Comments Off on Cie di Gradisca: autolesionismo e sciopero della fame

Comunicato dei detenuti del Cie di Ponte Galeria (Roma)

Comunicato di un gruppo di detenuti del CIE di Ponte Galeria

A tutte le persone che vivono in questo paese
A tutti coloro che credono ai giornali e alla televisione

Qui dentro ci danno da mangiare il cibo scaduto, le celle dove dormiamo hanno materassi vecchi e quindi scegliamo di dormire per terra, tanti tra di noi hanno la scabbia e la doccia e i bagni non funzionano. La carta igienica viene distribuita solo 2 giorni a settimana, chi fa le pulizie non fa nulla e lascia sporchi i posti dove ci costringono a vivere.

Il fiume vicino il parcheggio qui fuori è pieno di rane e zanzare che danno molto fastidio tutto il giorno, ci promettono di risolvere questo problema ma continua ogni giorno.

Ci sono detenuti che vengono dai CIE e anche dal carcere che sono stati abituati a prendere la loro terapia ma qui ci danno sonniferi e tranquillanti per farci dormire tutto il giorno.

Quando chiediamo di andare in infermeria perché stiamo male, l’Auxilium ci costringe ad aspettare e se insistiamo una banda di 8-9 poliziotti ci chiude in una stanza con le manette, s’infilano i guanti per non lasciare traccia e ci picchiano forte.

Per fare la barba devi fare una domandina e devi aspettare, 1 giorno a settimana la barba e 1 i capelli. Non possiamo avere la lametta.

Ci chiamano ospiti ma siamo detenuti.
Quello che ci domandiamo è perché dopo il carcere dobbiamo andare in questi centri e dopo che abbiamo scontato una pena dobbiamo stare 6 mesi in questi posti senza capire il perché. Non ci hanno identificato in carcere?

Perché un’altra condanna di 6 mesi?

Tutti noi non siamo d’accordo per questa legge, 6 mesi sono tanti e non siamo mica animali per questo hanno fatto lo sciopero della fame tutti quelli che stanno dentro il centro e allora, la sera del 3 giugno, è cominciata così:

ci hanno detto: "se non mangi non prendi terapie" ma qui ci sono persone con malattie gravi come il diabete e se non mangiano e si curano muoiono.

Uno di noi è andato a parlare con loro e l’hanno portato dentro una stanza davanti l’infermeria dove non ci sono telecamere e l’hanno picchiato. Così la gente ha iniziato ad urlare di lasciarlo stare. In quel momento sono entrati quasi 50 poliziotti con il loro materiale e con un oggetto elettrico che quando tocca la gente, la gente cade per terra. Le guardie si sono tutte spostate sopra il tetto vicino la caserma dei carabinieri qui dentro, dove sta il campo da calcio. Dalla parte sinistra sono entrati altri 50 poliziotti.

Quando abbiamo visto poliziotti, militari, carabinieri, polizia, finanza e squadra mobile ufficio stranieri (che sono i più infami) sui tetti, uno di noi ha cercato di capire perché stavano picchiando il ragazzo nella stanza.

«Vattene via sporco » un poliziotto ha risposto così. In quel momento siamo saliti tutti sopra le sbarre e qualcuno ha bruciato un materasso e quindi i poliziotti si sono spaventati e sono andati fuori le mura per prendere qualcuno che scappava.

Da quella notte non ci hanno fatto mangiare né prendere medicine per due giorni.

Abbiamo preso un rubinetto vecchio e abbiamo spaccato la porta per uscire e quando la polizia ha visto che la porta era aperta hanno preso caschi e manganelli e ha picchiato il più giovane del centro, uno egiziano. L’hanno fatto cadere per terra e ci hanno picchiati tutti anche con il gas, hanno rotto la gamba di un algerino e hanno portato via un vecchio che la sua famiglia e i sui figli sono cresciuti qui a Roma, hanno lanciato lacrimogeni e hanno detto che noi abbiamo fatto quel fumo per non far vedere niente alle telecamere. Così hanno scritto sui giornali.

Eravamo 25 persone e alcune uscivano dalla moschea lontano dal casino, ma i giornali sabato hanno scritto che era stato organizzato tutto dentro la moschea e ora vogliono chiuderla. La moschea non si può chiudere perché altrimenti succederebbe un altro casino.

Veniamo da paesi poveri, paesi dove c’è la guerra e ad alcuni di noi hanno ammazzato le famiglie davanti gli occhi. Alcuni sono scappati per vedere il mondo e dimenticare tutto e hanno visto solo sbarre e cancelli.

Vogliamo lavorare per aiutare le nostre famiglie solo che la legge è un po’ dura e ci portano dentro questi centri. Quando arriviamo per la prima volta non abbiamo neanche idea di come è l’Europa. Alcuni di noi dal mare sono stati portati direttamente qui e non hanno mai visto l’Italia.

La peggiore cosa è uscire dal carcere e finire nei centri per altri 6 mesi.

Non siamo venuti per creare problemi, soltanto per lavorare e avere una vita diversa, perché non possiamo avere una vita come tutti? Senza soldi non possiamo vivere e non abbiamo studiato perché la povertà è il primo grande problema. Ci sono persone che hanno paura delle pene e dei problemi nel proprio paese. Per questi motivi veniamo in Europa.

La legge che hanno fatto non è giusta perché sono queste cose che ti fanno odiare veramente l’Italia. Se uno non ha mai fatto la galera nel paese suo, ha fatto la galera qua in Italia. Vogliamo mettere apposto la nostra vita e aiutare le famiglie che ci aspettano.

Speriamo che potete capire queste cose che sono veramente una vergogna.

 Un gruppo di detenuti del CIE di Ponte Galeria (Roma)

Posted in Generale | Comments Off on Comunicato dei detenuti del Cie di Ponte Galeria (Roma)

Notte di rivolta e pestaggi a Ponte Galeria

  

«No, no, addirittura morendo una persona!?!». Così rispondono – ai solidali che chiamano per sapere cosa succede – dal centralino del Cie di Ponte Galeria, prima di iniziare a respingere ogni altra domanda. Da dentro invece i reclusi raccontano che uno di loro è in fin di vita a causa del pestaggio subito da parte della polizia.
Cariche in seguito a un’evasione avvenuta al termine di una delle tante giornate d’oppressione e violenza all’interno del lager.
Nella sezione maschile, nella mattinata di ieri (3 giugno) hanno preso fuoco lenzuola e materassi, è iniziato lo sciopero della fame e della sete e in serata hanno tentano la fuga almeno dieci persone.

Tutto il resto potete ascoltarlo da questa corrispondenza registrata intorno alle ore 24.00:

http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioassordante/100604cie

Poco dopo, dietro le mura cade il silenzio, la polizia riesce a entrare da alcune cancellate precedentemente forzate e infine chiude tutti nelle celle. Si passa alla conta, mentre il Cie inizia a spopolarsi di energumeni in divisa.

Tra le persone fermate durante la fuga c’è la conferma che qualcuno sia stato pestato violentemente ma non si riesce ad avere notizie sulle sue condizioni: dovrebbero essere circa quattro reclusi, tra loro una persona nata in Egitto potrebbe trovarsi in condizioni gravissime. Intanto in sei hanno conquistato la libertà.

Aggiungono inoltre che Ponte Galeria si sta riempendo di persone algerine che provengono dai Cie di tutta Italia e che il consolato ha già provveduto a identificare con il consueto “test linguistico” (in poche parole riconoscono la pronuncia dell’arabo…).

Aggiornamento delle ore 7.30:

In questo momento stanno trasportando nove persone in tribunale per quanto accaduto ieri.

Aggiornamento delle ore 11.00:

Sta per iniziare, al tribunale di piazzale Clodio, il processo contro i nove reclusi accusati di aver dato vita alla rivolta scoppiata la notte scorsa nel Cie di Ponte Galeria. Le accuse sono a loro carico sono: resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamenti.
Seguiranno ulteriori aggiornamenti…

Posted in Generale | Comments Off on Notte di rivolta e pestaggi a Ponte Galeria

8 giugno a Milano: SIAMO TUTTE CON JOY E HELLEN!

 
SIAMO TUTTE CON JOY E HELLEN
 
L’uso del pene come arma, da sempre, sancisce la prima forma di oppressione/repressione di un genere sull’altro. Storicamente le donne sono bottino di guerra e lo stupro come evento, sia fisico che mentale, sancisce la conquista ed esplicita il dominio.

Nei CIE, centri di identificazione ed espulsione, momento più alto del controllo sociale di questo sistema perché vi vengono rinchiuse persone non per reato ma per condizione, le donne subiscono, oltre alla violenza dell’internamento, alla violenza degli psicofarmaci, al ricatto ed alla paura del rimpatrio, anche la violenza di genere.

Essere rinchiuse in un CIE significa anche perdere la categorizzazione che la cultura patriarcale ha affibbiato alle donne: o santa o puttana. Nei CIE le donne sono considerate solo puttane e come tali devono essere disposte a soddisfare qualunque richiesta sessuale.

Joy ad agosto 2009 si è ribellata al tentativo di stupro di Vittorio Addesso, ispettore capo del Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano. Hellen l’ha aiutata. Sono state incarcerate, hanno subito un processo, sono state denunciate per calunnia, ma ci hanno insegnato che ribellarsi è un’arma.

Quello che abbiamo sempre gridato nelle piazze "per ogni donna stuprata e offesa, siamo tutte parte lesa", deve valere anche per le migranti rinchiuse nei CIE. Non esistono donne di serie A e donne di serie B, regolari o irregolari, donne con il permesso di soggiorno o donne senza, donne per bene o donne per male….

Non crediamo alla giustizia dei tribunali e sappiamo che il processo sarà un’ulteriore violenza ai danni di Joy, perché, come sempre, le donne che hanno il coraggio di denunciare la violenza maschile, nelle aule giudiziarie diventano le prime imputate.

 
 Martedì 8 giugno alle 14,30 davanti al tribunale di Milano e in ogni città… cento e cento iniziative di sostegno!!!!!
 

SIAMO TUTTE CON JOY E HELLEN

LIBERE TUTTE/I!!!

CHIUDERE TUTTI I CIE!!!
 
Donne, femministe, lesbiche contro i Cie – Roma
Posted in Generale | Comments Off on 8 giugno a Milano: SIAMO TUTTE CON JOY E HELLEN!

8 giugno a Londra: STOP RAPE, DETENTION AND DEPORTATIONS

 
STOP RAPE, DETENTION AND DEPORTATIONS

Italian Embassy, Tuesday, 8 June, 1-2pm

14 Three Kings Yard, London W1K 4EH

On 8 June, a charge of attempted rape brought by Ms Joy N against chief of police inspector Vittorio Addesso of Milan CIE (Centre for Identification and Expulsion) Detention Centre in Italy, will be heard in court.

In August 2009, Mr Addesso tried to rape Ms Joy N, a young Nigerian woman, while she slept in the detention centre he runs.  Her cellmate and three other women intervened and stopped the rape.

The director of the detention centre Massimo Chiodini, from the Red Cross (which runs many detention centres throughout Italy), witnessed the attempted rape but later in court denied seeing anything.

A few days later there was an uprising in the detention centre against Prime Minister Berlusconi’s “Pachetto di Sicurezza” which brought in increasingly repressive immigration laws.  Ms Joy N and the women detainees who had stopped the rape were targeted, beaten while naked by guards, and along with other detainees, put in prison for six months for rioting. One of the men imprisoned for this uprising committed suicide.

Ms Joy N is a victim of trafficking. She worked as a hairdresser in Nigeria and came to Italy to get a job but was captured and forced to work in the sex industry. The Nigerian Embassy has colluded with the Italian authorities and authorised her deportation. If Ms Joy N is deported she will face certain death by her traffickers, who have already killed three of her family members.

Ms Joy N said “I’m glad for all the international support we are getting about what is happening to us in this deportation camp. I’ve been suffering in here for one year.  It is a very bad place, when I’m sick they take me to hospital for treatment but they don’t tell me what’s wrong or what they are injecting me with.  The authorities are trying to destroy my life, they know that most of my family were killed by the people who trafficked me here, yet they want to deport me. But I refuse to give up. They should release me now.”  

We are familiar with the sexism, racism and brutality of detention centres.  Some of us went on hunger strike for up to six weeks to protest against indefinite detention and conditions in Yarl’s Wood Removal Centre. As asylum seekers, including women who have been in detention, immigrants and non-immigrants, and people of colour living in the UK we support Ms Joy N and her demands:

* A residence permit and the protection Ms Joy N is entitled to as a victim of trafficking.

* If found guilty, Vittorio Addesso to face a sentence which takes into consideration his abuse of power and the seriousness of the offence.

* The immediate sacking of Massimo Chiodini, the Red Cross director of the detention centre, for failing in his duties to protect vulnerable people in his care and lying in court.

* An immediate investigation into widespread reports of rape and violence in detention centres, and an end to illegal deportations.

All African Women’s Group
aawg2002@googlemail.com
www.allwomencount.net

Black Women’s Rape Action Project
bwrap@dircon.co.uk
www.womenagainstrape.net

Global Women’s Strike womenstrike8m@server101.com
www.globalwomenstrike.net

Crossroads Women’s Centre
230a Kentish Town Rd, London NW5 2AB
Tel: +44 (0)20 7482 2496
Fax: +44 (0)20 7209 4761

Posted in Generale | Comments Off on 8 giugno a Londra: STOP RAPE, DETENTION AND DEPORTATIONS

SETTIMANA DI MOBILITAZIONE CONTRO I CIE

 
 
SETTIMANA DI MOBILITAZIONE CITTADINA
CONTRO I CIE
 
Roma, 21-29 maggio 2010
 

Dal 21 al 29 di maggio ci saranno per le strade di Roma diverse espressioni di protesta contro i CIE: presidi, manifestazioni, proiezioni, concerti, azioni…

La volontà è quella di portare a conoscenza della città le proteste e le lotte dei e delle migranti reclusi nei CIE, che da mesi si stanno succedendo sempre con più intensità.

La loro resistenza ci incoraggia e ci spinge alla mobilitazione.

Le rivolte si sono sempre succedute, fin dalla creazione dei CPT, oggi CIE, ad opera di un governo di centro-sinistra.

Oggi, con l’approvazione del "Pacchetto Sicurezza" e il conseguente aumento della detenzione da 2 a 6 mesi, le rivolte e gli episodi di autolesionismo sono aumentati.

L’esistenza di questi lager della democrazia è perfettamente funzionale al sistema capitalista, che vede le persone come merce e i migranti in particolare coma manodopera da sfruttare o rifiutare econdo le esigenze del mercato di produzione e di lavoro.

L’Europa Unita, ormai divenuta fortezza, si sostenta su queste leggi securitarie che giustificano la detenzione e l’espulsione di tutti coloro a cui non è stato concesso lo status di cittadino.

Questa fortezza può reggere non solo per le leggi razziste, ma anche grazie alla paura e all’atomizzazione che impone questo sistema sociale, un sistema che ci vuole divisi tra buoni e cattivi, lavoratori e studenti, comunitari ed extracomunitari, fomentando l’isolamento.

I mezzi di informazione di massa creano l’allarmismo necessario e il falso consenso per far sì che sia possibile imporci la loro sicurezza: più carceri variegate e per più tempo e più polizia e militari per le strade.

Per contrastare questa società del controllo e queste istituzioni repressive e razziste, lanciamo una settimana di mobilitazione per a chiusura dei CIE dal 21 al 29 maggio, nella quale ognuna e ognuno, individualmente o collettivamente, si possa esprimere nel modo che considera più opportuno.

La settimana verrà attraversata da un presidio sonoro davanti al Ministero dell’interno e si concluderà con un presidio sotto al CIE di Ponte Galeria, per portare la nostra lotta davanti a quelle infami mura e per far sentire ai reclusi e alle recluse che non sono soli/e nella loro resistenza.

 
 
Per la chiusura di tutti i CIE
e per dare forza ed essere solidali
con le lotte dei e delle migranti!

giovedì 27 maggio ore 16.00 a piazza dell’Esquilino
ASSEDIO SONO AL MINISTERO DELL’INTERNO


sabato 29 maggio dalle 15.00 alle 19.00
PRESIDIO DI SOLIDARIETA’
CON I RECLUSI E LE RECLUSE DEL CIE DI PONTE GALERIA
(appuntamento alle ore 14.00 alla Stazione Ostiense
per partire tutti e tutte insieme)
 
 
NELLA TUA CITTA’ C’E’ UN LAGER…
CHIUDIAMO IL CIE DI PONTE GALERIA!
CHIUDIAMO TUTTI I CIE!!!
 
 
 
 
Posted in Generale | Comments Off on SETTIMANA DI MOBILITAZIONE CONTRO I CIE

29 maggio: TUTTE E TUTTI A PONTE GALERIA!

 
sabato 29 maggio

dalle 15.00 alle 19.00


PRESIDIO DI SOLIDARIETA’
CON I RECLUSI E LE RECLUSE DEL CIE DI PONTE GALERIA

appuntamento alle ore 14.00 alla Stazione Ostiense
per partire tutti e tutte insieme

(il presidio si svolge davanti alla fermata Fiera di Roma del trenino per Fiumicino Aeroporto)
 


NELLA TUA CITTA’ C’E’ UN LAGER…
CHIUDIAMO IL CIE DI PONTE GALERIA!
CHIUDIAMO TUTTI I CIE!!!
 
 
 
 
Posted in Generale | Comments Off on 29 maggio: TUTTE E TUTTI A PONTE GALERIA!

29 maggio: Musical Ribelle

Militant A & Lady AttriceContro

presentano

MUSICAL RIBELLE

“Madama CIE incontra Roma Meticcia”

 
 
 
Musiche: Assalti Frontali

Testo Teatrale: Alessandra Magrini

 

Note di regia

Sul palco Militant A e Madama CIE sono due realtà opposte, il rapporto tra queste due entità sceniche è sottile appena percettibile all’inizio, per crescere pian piano nel corso della performance.

Militant A rappresenta la coscienza di Madama, una sorta di grillo parlante che non esiste nella sua realtà, ma si concretizza  in una  voce a cui “la divisa” non può sfuggire.

Madama CIE comincia ad ascoltare il richiamo dell’anima, il rapporto tra loro si fa intenso: la divisa diviene elemento rivoluzionario, rompe il muro che la separa dalla verità,  questo cambiamento si sublima nella fase finale tra gli sbarchi a Lampedusa e l’inedito pezzo  degli Assalti Frontaliambientato proprio sulle sponde dello stesso viaggio disperato di cui parla Madama Cie.

Il musical nasce dall’incontro delle  canzoni degli Assalti Frontali, gruppo leggenda nell’hip-hop italiano,  nato nell’88 a Roma  simbolo delle lotte sociali  di una generazione che continua a credere che un altro mondo è possibile e lo spettacolo teatrale “Madama Cie –  Rievocazioni estemporanee di una divisa scoppiata” di Attrice Contro: attrice e autrice romana che dal 2003 gira l’Italia con spettacoli itineranti  di denuncia sociale, portandoli anche in luoghi dove il teatro in genere non arriva come i cancelli delle fabbriche, le mense operaie ecc…  Due forme artistiche apparentemente diverse condividono i temi trattati e l’intensità dei contenuti, decidono di fondersi sul palcoscenico per dar vita ad un vero e proprio musical d’impatto sociale sullo scottante tema dei CIE, degli sbarchi a Lampedusa, dell’immigrazione.

Sul palco il rap di Militant A si alternerà alla performance teatrale di AttriceContro e ai video; una sperimentazione che con  determinazione, senza retorica  coinvolgerà il pubblico dentro le storie di esseri umani  con il marchio “clandestino” raccontate in questo “Musical Ribelle”.

“Madama CIE” è una mistura di brandelli scagliati dall’esplosione di una divisa da cui origina un simulacro tragicomico che segue un sentiero di rievocazioni estemporanee. Lady Oscar, Pinocchio, la Costituzione, Nelson Mandela, il CIE di Ponte Galeria, gli sbarchi a Lampedusa, sgorgano da una mente fuor di senno, proprio come accadde a molti giovani soldati di ritorno dal Vietnam negli anni ’60 che non hanno retto il peso dell’orrore. Madama CIE non torna da così lontano, lei vive ed opera nell’Italia dei nostri giorni, quella degli operai arrampicati in cima alle fabbriche, delle aggressioni razziste, delle escort, delle ronde, dei precari senza un euro, dei viaggi disperati degli immigrati  clandestini. Una divisa, di quelle più convinte, che ogni giorno difende lo stato con dedizione e fedeltà ma che si ritrova  a dover obbedire agli ordini che si scontrano con la sua coscienza..Sul palco Militant A risponderà a tono intonando pezzi del repertorio storico come Zero Tolleranza, Mappe della Libertà, Notte d’Acqua, ma anche gli inediti Roma Meticcia e Lampedusa che fanno parte del nuovo album in uscita,  creando un atmosfera metropolitana  ancor più insita di passione e verità, con lo stile ruvido e al contempo poetico che caratterizza i testi degli Assalti Frontali. Le scenografie, il testo,i brani proposti sono sempre diverse essendo un lavoro work in progress, che affrontando temi d’attualità si arricchisce di volta in volta di testimonianze nuove che a loro volta ne ridefiniscono anche l’ambientazione scenica.

 
“…la vita dei pezzenti vale poco al ballo mascherato
è un tributo, a te, alla città decisa
40 botte al metro quadro dallo psicopatico in divisa
io vengo dal mondo di sotto
il grande criminale viene dal grande salotto”

Assalti Frontali – Tolleranza Zero (Banditi – 1999)

 
Posted in Generale | Comments Off on 29 maggio: Musical Ribelle

27 maggio: Ingegneria in festa contro i Cie @ la Sapienza

 

Nell’ambito della settimana di mobilitazione cittadina contri i Cie…

per tutta la serata ci saranno banchetti informativi e una mostra fotografica sui Cie

 

Posted in Generale | Comments Off on 27 maggio: Ingegneria in festa contro i Cie @ la Sapienza